venerdì 13 novembre 2009

DESIDERIO INCONSCIO ESAUDITO

Svolgeva le sue funzioni di segnalibro, quella foglia così vecchia, portata lontano con un grosso bagaglio di sangue e di paura, con tanti anni da ricordare ed alcuni avvenimenti da dimenticare.
Era stata, come le sue “amiche”, nate e vissute sugli alberi della terra, sulla roccia granitica delle Alpi, dove il sole la baciava di primo mattino e la svegliava per farla crescere e godere della luce del giorno e dell’attività degli uomini.
Sentiva il vento, a volte leggero, a volte forte,ma resisteva attaccata a quel ramo,sicuro di giungere all’inverno delle stagioni e della vita, come la natura ha destinato. Invece…
Al posto del vento,una granata l’aveva colpita e giù e su per aria era volata, in preda al panico ed alla disperazione: non si spiegava come fosse successo, anche se in lontananza aveva avvertito qualcosa che non la convinceva…
Il vento la depositò a terra e ciò fu la sua “salvezza”, perché continuò a vivere, anche se molto differentemente dalla sua natura.
Infatti un soldato era stato colpito gravemente dal nemico e, nella fretta di bloccare il flusso di sangue, in mezzo a tanti tamponi, capitò la foglia: Carlo, il soldato, quando si risvegliò, raccolse la foglia, che si era macchiata di sangue, ferita come lui, e la volle sempre con sé, come memoria storica della propria salvezza…
Fece un lungo viaggio quella foglia, conservata come una reliquia, preziosa come un tesoro, luminosa come il sole, perenne come la vita immortale. Era felice di servire a qualcosa, di perpetuare il proprio essere conservando intatta la sua immagine, vibrando pienamente le sue “vene”, anche se asciutte della linfa vitale naturale.
Era lì ad indicare le pagine dei libri, letti dal suo soldato, a memorizzare ricordi, forti da incidere nella quotidianità perenne, a ricostruire momenti significativi di personaggi veri od inventati, che si vivono nella mente di uno scrittore o nel cuore dei lettori: attimi felici di una vita quasi diafana eppur vera, di fibrillii di paura e di gioia nascoste e manifeste, di misteri più o meno velati, di sentimenti da conquistare a volo.
Divenne un testimone della girandola di pensieri espressi nei libri e ripercorsi dal suo eroe, si trasformò in uno psicologo profondo di una realtà che andava modificandosi col passar del tempo, partecipò all’evoluzione continua della storia, espressa nei testi e rivissuta nell’orizzonte dell’inconscio.
Era felice, quella foglia, di essere diventata così importante, quasi un’interlocutrice preziosa, alla quale confidare i propri segreti, per avere delle risposte esaurienti, trasformate in programma di vita.
Quella sera, in un’atmosfera irreale, si rivissero momenti tragici per entrambi, eroe e foglia: una pagina, seguita da tante altre, raccontava una tragedia simile alla loro e l’attenzione fu massima.
Si snocciolava il racconto in una serie di sequenze, una più tragica dell’altra: tanti momenti vissuti nel panico di una distruzione totale della vita, in un’interruzione del disastro e poi, finalmente…nella salvezza insperata.
Il lettore aveva le lacrime agli occhi, sentì battere forte il cuore come non mai, temette quasi per la sua vita, ma superò l’attimo emotivo di ricordi mai sopiti nel tempo; la foglia, con le “orecchie attente”,manifestò sé stessa complice di un miracolo e ridiventò rossa: assunse quel purpureo colore di un momento di tanti anni prima, vibrò, si scosse e fu felice.
La pace le aveva consentito di vivere a lungo, la guerra le aveva tolto la pur breve vita normale. Scelse e, definitivamente, la pace per essere immortale. Si convinse ancora di più, ricordando i versi di un poeta anonimo dimenticato, che diceva:”Se prendi/ una foglia fra le mani/ conquisterai/ il senso della vita”.
Antonio Lonardo

1 commento:

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