lunedì 30 novembre 2009

LA VITA DI TAREK

Ha saputo ,Tarek
di essere nato
in una notte di eclissi
e non si è persuaso
che durasse così a lungo,
perché il forte buio
si è mantenuto presente
anche allo zenith del sole,
per le bombe cadute
ed il fumo che si è alzato…

Ha studiato, Tarek,
sui ritrovati libri di geografia,
quasi speciale favola
di arcaici tempi,
il ritmo delle stagioni
il succedersi delle eclissi:
le prime quasi presenti,
le altre spesso… dimenticate:
ha interpretato stranamente
la propria diversa esperienza…

…Ha voluto percorrere,Tarek,
la normale parabola
di un’ ortogonale esistenza,
intimamente testimoniando
la distanza dei secoli,
millenaria storia del suo popolo
terribilmente criptata
ne ha osservato solo
schegge di secoli
tra i ricordi di un museo.

Ha attentamente osservato, Tarek,
una dettagliata mappa
del mondo a lui circostante
per essere libero di volare
con la fantasia, cercando
l’ardua felicità dei giorni;
inutilmente, perché
il bando politico straniero
ha reso la sua economia
popolarmente difficile da sostenere.

Ha ardentemente costruito,Tarek,
castelli di immagini,
reali e fantastici sogni
di ogni ragazzo che vive
con la protezione del cielo.
Invano, perché l’azzurro
è enigmaticamente lontano
coperto da misteriose nubi
inibenti l’orizzonte felice
appena abbozzato prima.

Ha indagato nella storia, Tarek:
intensamente amando Babilonia
preziosa città ideale
di giardini pensili e templi:
ricordo, insieme ad Ur
di patti tra Abramo e l’Eterno,
solenne antropologica deificazione
per una copiosa discendenza
come la miriade di stelle
e gl’infiniti granelli di sabbia.

Hanno spesso rivelato a Tarek
che i suoi grandi fiumi,
fertilissima mezzaluna,
è stato paradisiaco territorio:
deserto stranamente trasformato
dall’abbondante acqua
da granitica roccia
ad inarrestabile humus
invidia degli antichi,
umana e deiforme seduzione.

E’ palesemente disperato, Tarek,
per le diacroniche esperienze
unicamente indirette…
Ha ricordato particolarmente i patti,
sicuramente stracciati;
ha rivisto duramente i volti,
perennemente scavati;
ha fissato lungamente il cielo,
eternamente annerito:
il nuovo inizio della fine!
Antonio Lonardo
La poesia fa parte del libro DESIDERIO DI LUCE Ed. ITINERARIUM 2005 ed è stata scritta nel 2003, ai tempi dell'invasione dell'Irak, da parte delle truppe americane ed alleate. Immagino un personaggio, di nome Tarek, abituale in quella terra, che soffre per la guerra , che gli proibisce diversi elementi, che in pace avrebbe.
CICATRICI DI PIETRA

Cicatrici di pietra,
sulle mura delle città,
vera testimonianza
di una storia, capovolta
all’insegna dell’odio,
quasi scoperta
di un forte progresso…

Cicatrici di pietra,
su un grumo di sangue,
non ancora scomparso;
richiami di croci,
di ideali sommersi
nei cuori di carne,
bruciati dalla guerra…

Cicatrici di pietra,
falsamente rimarginate
nei libri di storia,
profondamente attestano
la memoria dei morti,
scomparsi per sempre,
nelle loro case…

Cicatrici di pietra,
sui falsi spergiuri
patti di pace,
vergati con il sangue
dei numerosi fratelli,
ignari di un’apocalittica
sorte di morte…

Cicatrici di pietra,
con lo stesso valore
di vinti e vincitori,
falliscono,cadute nella nebbia
di un tempo annullato,
effimero monumento
alla storica memoria.
Antonio Lonardo
C L I C

Ha amato il mondo,
mostrandolo a tutti,
nelle misteriose pieghe
di fulgide pagine
colme di storie
assorbite nell’anima,
chiaroscuri intensi
di singolare quotidianità…

E’ il clic
dell’attimo conservato,
fisso nella memoria,
simbiosi
temporale e spaziale,
sensazione perpetua
di emozionali picchi
pragmaticamente turbati.

E’ il clic
della scoperta che sconvolge
le passioni rivoltate
dell’inconscio misterioso,
nella costante ricerca
dei criptici enigmi,
esistenziale ovvio
attrito luce-tenebre.

E’ il clic
della storia immortalata
nelle contraddizioni
di perpetue lotte,
tra profumati fiori di pace
e sinistre luci di guerre,
nell’asettica indifferenza
di utopiche intimidazioni.

E’ il clic
dei ricordi imperituri
di temerarie traiettorie
di colpi fulminanti,
coraggio cresciuto,
sui prati della speranza,
tradito immancabilmente
sull’asfalto della morte.

E’ il clic
della fine improvvisa
nella disperata ricerca
di radiosa ed euforica luce,
irrimediabilmente spezzata
dal ricordo di una pellicola
che segna la tragedia,
nel disastro della storia.

E’ il clic
di luci sul mondo,
consuete immagini
dall’arché della vita,
facilmente filtrata
dalla mente e dal cuore,
nella crescita costante
delle forti esperienze.

E’ il clic
incrociato da altri,
testimoni costernati
di orribile tanatos,
voci di morti
nelle strade del mondo,
in cerca di storia
erede del tempo.

Lo piange il popolo
inconsolabile orfano
di sguardi profondi,
favolosi specchi
d’inconsci desideri:
possesso del mondo
con gli occhi di culla,
regno di chimerici sogni.

Antonio Lonardo
La poesia fa parte del libro ITINERARIO DI LUCE e ricorda un giornalista del CORRIERE DELLA SERA, ucciso per errore nella striscia di Gaza, in Cisgiordania.

venerdì 27 novembre 2009

NON HANNO BISOGNO…

S’incastrano, sulle latitudini
della storia raccontata,
i momenti significativi
dell’esistenza vitale,
frammenti di schegge impazzite
nelle traiettorie del tempo
difficilmente identificato…

Si fissano nelle pupille
degli occhi cristallizzati
le spaventose immagini
di apocalittiche visioni,
realtà sconcertanti,
pesanti pagine del tempo
che si avvita su sé stesso.

Non hanno bisogno
di ulteriore compagnia
i numerosi morti delle Torri!
Non devono crollare
le montagne desolate
per coprire a lutto
i visi delle loro donne!

Il fuoco, ormai, ha
bruciato il progresso;
l’odio, davvero, ha
contato le sue vittime;
la cecità, purtroppo, ha
ricordato i tremendi danni.

Alle domande insensate
le risposte luminose;
alle richieste assurde
la mano amica;
alla voglia di sangue
il grido di pace!

A braccia tese e mani aperte
sulle rocce desertiche
delle coscienze tradite,
i crocefissi dall’odio invocano
l’elemosina della pace
ai falsi ed indifferenti eroi,
incredibilmente mitizzati
I L B I V I O

Al bivio
c’è una luce:
il giallo. Pericolo!

Al crocevia delle idee
c’è uno scontro:
chi supera, cresce;
chi perde, soccombe.

Al crocevia della storia
ci sono uomini:
alcuni pacifici,
altri armati.

Nella via
c’è un morto;
sul muro
uno scritto:
“Lo vendicheremo”!

Nel buio
c’è una folla:
un urlo l’ha bloccata,
un segno l’ha travolta,
la verità
è trapelata…

Nessuno ci crede,
tutti sospettano,
ognuno dubita…
“La luce
non esiste”…

Qualcuno avanza,
altri spingono,
chi si fa largo;
un colpo parte,
la confusione uccide.

La guerra inizia,
la distruzione segue,
la morte regna.

Il bivio si oscura,
la scelta è difficile,
la vita è in prova,
il futuro incerto.
ICONE VIVENTI

S’incontrano,
quasi per incanto,
le ignare vittime sacrificali,
ai piedi dell’altare
di ideologie di morte,
sulle latitudini dell’odio,
“trasfigurato” in giustizia…

Icone viventi
di profondo dolore,
radar impercettibili
di sottilissimi fili
spezzati dalle Parche,
le donne del burqa
testimoniano la morte…
Sono coperte,
quasi fantasmi viventi,
dall’opaco velo
per nascondere il dolore
ed annullare
il passo dei tempi…

Il balenìo di luce
penetra negli occhi,
arrivando al cuore,
svelando
l’immenso dramma
dei sinistri bagliori
nel buio della notte…

Scoppia il cielo,
con esso il cuore,
che lacrima
gocce di sangue
per i tanti spilli
misteriosamente incuneati,
e premono oltre il tempo…

Si è interrotto
il flusso di sangue
ai cuori strozzati
dalle corazze feroci
mutando il rosso purpureo
in nero basalto roccioso
inibente il puro lavacro.

martedì 24 novembre 2009

FAMILIARE DIASPORA

Sognavamo, a casa, il sole della luce
in fondo alla mèta da conquistare,
lungo percorso bagnato
da affettuose lacrime,
timorose d’improvvisi baratri;

cercavamo, tra speranzose ansie,
nuove frontiere di vita,
spartiacque di supposta felicità,
al di là della culla di sogni sopiti
nelle camuffate acque di asciutto fiume;

vedevamo, tra gl’impercettibili fili
di variopinti ed intrecciati gomitoli,
sprazzi di futuro racchiusi negli occhi,
ricca teca di generose premure
tarde a dimenticare oltre i meridiani.

Si consideravano infinite
le distanze, oltre l’orizzonte visivo,
superate solo da periodiche missive,
lunghi diagrammi interiori
resi nella penombra dei sentimenti;

si soffriva, oltre l’apparente letizia,
la lontananza dalle profonde radici,
forzatamente trapiantate in lontane terre,
senza il concime di affini vestigia,
cesellate al sole d’importanti premure;

si trasformava in costante tachicardia
ogni sibillino allarme oltre i confini
della fantasia, per confuse notizie
erroneamente interpretate da
sensibili attese di possibili feste.

Erano, i calendari , brucianti fiamme
di un deserto focolare, prezioso
scrigno di quotidiani racconti,
inenarrabile legame di affetti
con ormai divergenti destini;

erano truccate le vigilie di feste,
attese per comuni incontri
destinati ad un possibile futuro
non ancora identificato,
scritto, però, nel libro del Fato;


diventava sfavillante il ritorno
dai lontani meridiani di nebbia
con gli occhi colmi di lacrime,
stringente commozione, a lungo
trattenuta nei sacri meandri sanguigni.
METAMORFOSI

Era una pangea
il suo linguaggio:
concisa sintesi
di un mondo sconosciuto,
misterioso labirinto,
edenico spazio
riservato ad eletti.

Era una pangea
il suo pensiero:
una terra senza confini
di luoghi, tempi, immagini,
inscindibile unicum
di visi indistinti
e meridiani senza clessidra.

Era una pangea
la sua vita:
sorvolato tormento
di calendari trascorsi,
grumo di dolori
vissuti nell’ansia
di una forte rivincita…

E’ un lessico
in fiorente espansione
di versatili pagine:
intense esperienze
finemente rilegate
in crescendi dialoghi
di occhi incrociati.

E’la salita
ripidamente inebriante ,
quasi salto verso l’ignoto,
per conoscere il mistero:
intuizione e lettura
del libro aperto
sulla pelle del mondo.

E’ il romanzo
di un’anima felice,
sazia di orizzonti raggiunti:
puntini fosforescenti,
su linea protesa
di un mosaico luminoso
arduo a costruire.
SEMBRAVANO UTOPIE

Sembrava una vera chimera
fare entrare il sole della vita
nella casa circondata dalla guerra;
invece, dal cielo della fede,
è scesa la luce, come miracolo,
sconfiggendo la possibile morte.

Sembrava utopia essere felice
affermando la verità,
da altri creduta cenere bruciata;
invece, si è squarciato il cielo,
nelle sue infinite altezze,
osservando la luce più accecante…

Sembrava solo utopico sogno,
inattuale storico contesto e
sciolto nel mattutino chiarore;
invece, pur modificato, il miraggio
è diventato ricca storia,
pregna di continue emozioni…

Sembrava fortemente illusorio
trasformarsi in sibillina voce,
enigmatiche parole nel vento;
invece, si è sciolto un messaggio,
profumo di celestiale poesia,
maturato nello scrigno del cuore.

giovedì 19 novembre 2009

SUSSURRO

E’ un dolce sussurro
il ricordo della mia vita
nelle strade della fanciullezza:
inesperto, succhiavo il latte
della semplicità quotidiana,
fatta di corse con gli amici,
d’incidenti casuali nei giochi,
d’ impegni affabilmente accettati…

Sussurro di un lontano passato,
quando i pensieri sorgevano
anche al tramonto del sole,
diventando sogni illuminanti
nelle notti successive
e concretezza nell’avvenire,
trasformato in realtà…

Sussurro di una già
conosciuta eco nei frammenti
di sacri silenzi del tempo,
quando le voci calate dal cielo
guida di mani sicure,
spingevano la storia
nei riflessi di una forte luce,
che ancora non si è spenta…

Sussurro,quasi silenziosa
preghiera di mura cittadine,
fatte di case, dove il tempo,
interminabile fila di penombre,
era l’assillo per una
felicità cercata e ritrovata,
nei brevi sorrisi luminosi
e nelle dense lacrime nascoste…

Sussurro, voce di un’epoca
diventata reale,
ricca di preziosi ricordi,
inoppugnabile forziere,
dove le sentite speranze
riflesse nella nebbia del passato
risplendono, cristalline perle,
proiettate nello spazio infinito…
Antonio Lonardo
(da DESIDERIO DI LUCE Editrice Itinerarium 2oo5)

mercoledì 18 novembre 2009

SEGMENTI

Sembrano
stelle lontane
confusamente piccole
tutte uguali
ed invece…
…lette all’ingrandimento…
…sono cuori distinti…

…Contrastanti segmenti
di battiti forti:
eco profonda
dell’amore del mondo
scheggiato
in miriadi di uomini
attaccati alla vita.

…Costellazioni dell’essere,
animo puro,punto da spilli,
che inchiodano il tempo,
sangue zampillante
tornato al suo posto
dopo aver contratto i momenti.

…Composite strade,
brulicante città di sentimenti
contro l’inerzia del nulla,
che avvolgono
in benevolo vortice
gli ideali venuti dal cielo.

…Rocca dei battiti
intimamente pulsanti
che registrano
l’iterativa emozione
nel particolare specchio
del puntuale rossore.

…Onde marine
incalzanti la vita,
nell’andirivieni costante
dei flussi improvvisi,
largendo conchiglie
rimettendo dolore.

…Insoliti brividi
di uomini in panne,
rivoli asciutti
da ciclopiche fiamme,
divinità perverse
di un inferno presunto.

…Punti incrociati
da edenica luce,
provvidi segmenti
di ellisse vitale,
corazza sicura
da schegge impazzite,
annullate dall’amore.

Antonio Lonardo

venerdì 13 novembre 2009

DESIDERIO INCONSCIO ESAUDITO

Svolgeva le sue funzioni di segnalibro, quella foglia così vecchia, portata lontano con un grosso bagaglio di sangue e di paura, con tanti anni da ricordare ed alcuni avvenimenti da dimenticare.
Era stata, come le sue “amiche”, nate e vissute sugli alberi della terra, sulla roccia granitica delle Alpi, dove il sole la baciava di primo mattino e la svegliava per farla crescere e godere della luce del giorno e dell’attività degli uomini.
Sentiva il vento, a volte leggero, a volte forte,ma resisteva attaccata a quel ramo,sicuro di giungere all’inverno delle stagioni e della vita, come la natura ha destinato. Invece…
Al posto del vento,una granata l’aveva colpita e giù e su per aria era volata, in preda al panico ed alla disperazione: non si spiegava come fosse successo, anche se in lontananza aveva avvertito qualcosa che non la convinceva…
Il vento la depositò a terra e ciò fu la sua “salvezza”, perché continuò a vivere, anche se molto differentemente dalla sua natura.
Infatti un soldato era stato colpito gravemente dal nemico e, nella fretta di bloccare il flusso di sangue, in mezzo a tanti tamponi, capitò la foglia: Carlo, il soldato, quando si risvegliò, raccolse la foglia, che si era macchiata di sangue, ferita come lui, e la volle sempre con sé, come memoria storica della propria salvezza…
Fece un lungo viaggio quella foglia, conservata come una reliquia, preziosa come un tesoro, luminosa come il sole, perenne come la vita immortale. Era felice di servire a qualcosa, di perpetuare il proprio essere conservando intatta la sua immagine, vibrando pienamente le sue “vene”, anche se asciutte della linfa vitale naturale.
Era lì ad indicare le pagine dei libri, letti dal suo soldato, a memorizzare ricordi, forti da incidere nella quotidianità perenne, a ricostruire momenti significativi di personaggi veri od inventati, che si vivono nella mente di uno scrittore o nel cuore dei lettori: attimi felici di una vita quasi diafana eppur vera, di fibrillii di paura e di gioia nascoste e manifeste, di misteri più o meno velati, di sentimenti da conquistare a volo.
Divenne un testimone della girandola di pensieri espressi nei libri e ripercorsi dal suo eroe, si trasformò in uno psicologo profondo di una realtà che andava modificandosi col passar del tempo, partecipò all’evoluzione continua della storia, espressa nei testi e rivissuta nell’orizzonte dell’inconscio.
Era felice, quella foglia, di essere diventata così importante, quasi un’interlocutrice preziosa, alla quale confidare i propri segreti, per avere delle risposte esaurienti, trasformate in programma di vita.
Quella sera, in un’atmosfera irreale, si rivissero momenti tragici per entrambi, eroe e foglia: una pagina, seguita da tante altre, raccontava una tragedia simile alla loro e l’attenzione fu massima.
Si snocciolava il racconto in una serie di sequenze, una più tragica dell’altra: tanti momenti vissuti nel panico di una distruzione totale della vita, in un’interruzione del disastro e poi, finalmente…nella salvezza insperata.
Il lettore aveva le lacrime agli occhi, sentì battere forte il cuore come non mai, temette quasi per la sua vita, ma superò l’attimo emotivo di ricordi mai sopiti nel tempo; la foglia, con le “orecchie attente”,manifestò sé stessa complice di un miracolo e ridiventò rossa: assunse quel purpureo colore di un momento di tanti anni prima, vibrò, si scosse e fu felice.
La pace le aveva consentito di vivere a lungo, la guerra le aveva tolto la pur breve vita normale. Scelse e, definitivamente, la pace per essere immortale. Si convinse ancora di più, ricordando i versi di un poeta anonimo dimenticato, che diceva:”Se prendi/ una foglia fra le mani/ conquisterai/ il senso della vita”.
Antonio Lonardo

mercoledì 11 novembre 2009

I N V O C A Z I O N E



Illuminami, o Divina Sapienza,
sui gesti creativi, da Te profusi,
per elargire inattesi doni agli uomini,
nati dalla Tua Carità tradita prima, e
salvata, poi,dal redentivo mistero …

Chiariscimi, Eccelso Adonai,
la Tua lunghissima gestazione
nell’insondabile galleria
della dinamica eternità,
fecondante il creativo progetto.

Rischiara, o Eterna Saggezza,
la mia mente, magneticamente
attratta dal Tuo eloquente Logos,
sole che rischiara il cielo,
svelandosi ad uomini e cose…

Irradiami, o Divina Onnipotenza,
la Logica da Te adottata
nel creare le difficili,
cosmiche portanti colonne
di autentica e perenne perfezione…

Rendimi, o Sommo Jahweh ,
edotto sull’enigmatico uomo,
encomiabile e speciale progetto,
creato con un soffio di anima,
dominatrice di singolare vita…

Accostami, o Grande Elohim,
alla Tua Eternità, visibilmente
resa con lo specchio del creato,
concepito nella notte dei tempi,
al solo chiarore della tua Potenza…

Fa risplendere in me, o Sommo Dio,
la luce della storia, tappezzata
dai Tuoi continui interventi
per riportare, sempre, l’umanità
sui binari diretti al Cielo.
Antonio Lonardo

domenica 8 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

ANALISI della vita: questo il succo della lirica “GIOCHI DI SPECCHI”,autore Antonio Lonardo.
E’ la quotidianità, analizzata nei suoi molteplici aspetti di grande sofferenza, di intenso dolore e di pubblica indifferenza: è come se ognuno vivesse, da solo, nell’arco di un giorno; arriva la notte ed involve qualsiasi cosa nell’oblio dell’oscurità.
L’autore diventa, di quanto esplorato, lo specchio, la cui intensità di luce brucia e infiamma la coscienza.. Per questo l’osservatore soffre.
Miniature sul grande schermo
Il poeta sembra voler mostrare una realtà lontana, più in là della vista immediata, come se ci fosse un susseguirsi di falsi miraggi , da cui allontanarsi per non essere coinvolti e rimanere delusi. Il poeta si sente lontano dalla negatività sia perché non l’accetta, sia perché vuole superarla al più presto, caso mai con un aiuto “esterno”, come la speranza, la fede filosofica e religiosa, riuscendoci con una visione quasi escatologica
Si passa, quindi, da un falso pessimismo ad una visione più irreale:la vittoria di tanti e non di uno solo!
“Più in là/
Lontano nella fantasia,
c’è la speranza
di un vita migliore
sugli specchi dell’eternità:
una folla, vincente, canta
la metamorfosi compiuta”
A. L.

giovedì 5 novembre 2009

SHALOM !

Shalom!
E’ il grido dei popoli in ansia,
è la voce della coscienza tremante,
è il desiderio degli uomini liberi.

Shalom!
E’ il suono lontano che cresce,
è il desiderio inconscio di tutti,
è l’eco diffuso del mondo.

I monti trattengono il suono,
le valli lo conservano a lungo,
le case accettano l’invito,
gli uomini si abbracciano fratelli.

Si rompe l’incanto dell’odio,
si spezza la forza delle armi,
si frantumano gli interessi dei pochi,
si ritrova l’accordo completo.

Nello specchio della coscienza
si riflette l’inconscio;
nel pensiero dell’uomo
si avvia il dialogo,
nelle masse dei popoli
sboccia l’abbraccio.
Questa poesia è stata scritta dopo qualche settimana dalla caduta del muro di Berlino, quindi vent'anni fa: vuole fotografare una situazione nuova, la voglia di pace dei popoli, che si sentivano ancora in guerra, anche se "fredda".la voce pace(shalom! è scandita ad ogni strofa ed è il coro dell'umanità intera a cantare non solo un desiderio, ma un impegno duraturo per la pace.
L'amicizia? Dura fino alla fine della vita, se si sa gestire da una parte e dall'altra. Le amicizie nascono presto nella vita, soprattutto nell'adolescenza e nella gioventù.Oggi, purtroppo, la vita porta a divedere le persone per il lavoro, per i matrimoni, per altro. Con i mezzi, di cui oggi disponiamo, possiamo mantenere, anche se a distanza, i contatti. A me è capitato più di una volta di postarmi per l'Italia, andando a ricevere premi di poesia; ho chiesto "ospitalità" agli amici di gioventù e l'affetto che ci lega da 40 anni è rimasto immutato. Certo non ci limitiamo solo a questi sporadici incontri ravvicinati, perchè ci sentiamo spesso a telefono, ci teniamo collegati via internet e sappiamo molte cose che ci capitano vicendevolmente. Certo, non posso passeggiare spesso insieme, perchè la distanza ce lo vieta; non possiamo realizzare, per lo stesso motivo, tante iniziative come 40 anni fa, però...il discorso, sia pure in modo nuovo, si può e si concretizza.Invio, in allegato, tre mie poesie, inerenti specificatamente il tema dell'amicizia. Potrebbero essere la prova di quanto affermato.Antonio Lonardo

martedì 3 novembre 2009

ORACOLO POETICO

Nel respiro degli Dei
ho ritrovato la poesia:
parole del cielo
condite con la terra
degli uomini, alla ricerca
di un ponte per la vita.

Oracolo dei Numi,
custodi di metafisici misteri
donati all’eletta umanità,
quale benefica pioggia
ristoratrice delle menti,
confuse da meschini interessi.

Oracolo dell’Universo,
quale eco di arcane forze,
incalza gli uomini
a fissare se stessi
e scoprirsi infallibili
depositari di evidenti certezze.

Oracolo dei Poeti,
inascoltati vati
di un futuro già vissuto
nel misterioso inconscio,
suggerito dalle intriganti Muse,
pronte a sciogliere
gordiani nodi dall’Olimpo.
Antonio Lonardo

lunedì 2 novembre 2009

MIRROR GAMES

Far-away,
far-off in time,
there is war
with its horrible images
inside mirrors:
a baby, alone, cries,
unaware.

Far-away,
far-off in space,
the earth burns
lighting up the sky,
with reflections in waters:
a boy, terrified, runs,
pursued by his shadow.

Far-away,
far-off in memory,
there is the recollection
of hidden events
of senseless insensitivity:
a mother, lost, prays
at the grave of her soldier son.

Far-away,f
ar-off from the media,
there is hunger
among people born
without hope of a future:
society, disturbed, does nothing,
not having the vital solution.

Far-away,
far-off in the imagination,
there is hope
for a better life
in the mirrors of eternity:
a crowd, triumphant, celebrates
the metamorphosis come true.
Traduzione in ingle della dott. Pat Eggleton

domenica 1 novembre 2009